Intervista a Fabio Visintin, il vincitore di Lucca Comics

Parliamo di fumetto, la nona arte, ambito artistico che riesce a conciliare sapientemente immagine e scrittura. Sempre ingiustamente snobbato e sottovalutato, il fumetto è stato seriamente preso in considerazione soltanto da poco tempo, nonostante sia una realtà molto vasta che comprende artisti, imprenditori e commercianti. Qualche mese fa a Padova ha aperto un nuovo negozio, Fumetti & Soda, che sta già creando un certo seguito grazie a interessanti iniziative, come ospitare autori celebri o emergenti nel campo. Proprio in una di queste occasioni, lo scorso 28 novembre, Fumetti & Soda ha ospitato Fabio Visintin, autore di un certo calibro che quest’anno con la sua ultima opera Natali neri e altre storie di guerra si è portato a casa ben due premi prestigiosi, il primo posto sia al «Comicon» di Napoli sia al «Lucca Comics». Si tratta di due tra le fiere più importanti del settore, tanto in ambito italiano, quanto in ambito internazionale, in particolare la seconda. Non potevamo farci sfuggire l’occasione per una breve intervista.

Nella sua decennale carriera ha collaborato con riviste italiane di fumetti molto importanti, dallo storico Corriere dei piccoli al rivoluzionario e avanguardistico Frigidaire, ma negli anni ha lavorato anche in ambiti estranei al fumetto. Cosa rappresenta la nona arte per lei e come vi è approdato?

Io in realtà ho cominciato con il fumetto poi però, per questioni legate anche al fatto che questo lavoro aveva sempre meno spazio in Italia, ho dovuto consolidare la mia attività di illustratore di libri e dedicarmici sempre di più. Quindi anche attualmente il 90% della mia attività lavorativa è legata all’illustrazione, come copertine o come libri illustrati. Però, in fondo, ho sempre avuto la passione per il fumetto che per un periodo della mia vita è stata l’attività che svolgevo di più, in particolare quando partecipavo con il Corriere dei piccoli che, essendo un settimanale, bruciava molto materiale. Ora, invece, quando posso mi dedico al fumetto con opere però di cui sono al 90% autore e nonostante io sia ancora un grande lettore di fumetti ormai me ne occupo molto meno da autore seriale, perché mi interessa l’aspetto più legato alla sperimentazione grafica.

Parliamo dell’opera vincitrice di «Lucca Comics», la graphic novel Natali neri e altre storie di guerra: come nasce?

Quest’opera ha un’origine molto definita, poiché raccoglie un’antologia di nove racconti, genere che io amo molto, che erano già stati pubblicati all’interno della rivista mensile AnimalS, periodico molto particolare che mescolava letteratura e fumetto dando ad entrambi stesso spazio e stesso peso. In questo caso mi è stata data l’opportunità di trattare temi un po’ insoliti per il fumetto e che, quindi, potessero spaziare con la massima libertà. Inoltre nel volume è stato inserito, per completare l’opera, un racconto inedito, che è quello che poi dona il titolo all’opera, Natale nero per l’appunto. È una raccolta che oltre ad avere vita lunga poi è stata anche molto fortunata quest’anno.

Quindi Natali neri è una raccolta di storie: quale filo conduttore le lega?

In parte il filo conduttore può essere identificato con la guerra, intesa non come vero e proprio conflitto: nei vari racconti, infatti, si analizzano situazioni estreme, quei momenti di sospensione del tempo in cui le persone sono proprio se stesse e, quindi, le reazioni dei personaggi a situazioni di questo tipo. Oltre a questo si può vedere anche un filo più scherzoso, perché quando lavoravo per il mensile dove i racconti sono stati pubblicati mi veniva anche chiesto, in occasioni particolari come il racconto di Natale, di usare un tono più ironico.

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Natali neri e altre storie di guerra di Fabio Visintin. Credits: afnews.info.

In Natali neri ma anche nella sua opera precedente, L’isola, si nota molto che i suoi lavori sono permeati della letteratura più classica. È forse questa la sua maggiore fonte d’ispirazione?

Penso proprio di sì, anche perché oltre che per il mio lavoro, grazie al quale ho molto a che fare con i libri (lavorando spesso in case editrici), rappresenta anche una grande passione. Quindi oltre a essere una forte fonte d’ispirazione, trovo anche che ci sia un certo gusto nell’utilizzare un linguaggio come questo, che non ha limiti: può raccontare qualsiasi cosa, in un ambito che anche per questioni anagrafiche mi è più congeniale. Perciò i miei fumetti in genere hanno meno riferimenti di settore e spaziano in altri ambiti. Poi, più in generale, ho trovato interessante ciò che hanno scritto recensendo un mio lavoro, cioè che le mie opere nascono da una trovata surreale che serve sempre per spiegare la realtà.

Lei è nato a Venezia, patria di uno tra i più grandi autori di fumetti al mondo, Hugo Pratt. È stato per caso fonte di ispirazione per lei e, in generale, quali antecedenti possiede il suo stile molto riconoscibile?

Dal punto di vista grafico sono stato ispirato da moltissimi, mentre dal punto di vista della narrazione sono sicuramente molto «prattiano». Pratt è stato la mia scuola, ma non solo: il suo modo di narrare è sempre stato quello che mi ha ispirato di più, con la sua scansione e i suoi ritmi del racconto. In generale, mi definisco un onnivoro, mi piace di tutto, da Schultz a I puffi. Dal punto di vista visivo ho avuto molte influenze anche da ambiti esterni al fumetto, dall’illustrazione alla pittura; tra i tanti artisti, mi viene in mente Balthus per le atmosfere e le luci. E poi, come dico ai ragazzi della Scuola internazionale di Comics, dove tengo lezioni, non si può fare a meno di prendere ispirazione da qualsiasi cosa che vediamo e che ci piaccia. «I grandi artisti non copiano, rubano» per dirla come Picasso.

Ci può parlare de La bella e la bestia, l’opera presentata a Lucca in edizione limitata?

La bella e la bestia è un racconto che avevo pubblicato qualche anno fa sempre su una rivista di fumetti; siccome era piaciuto molto, l’editore ha voluto stamparlo in questa nuova edizione lussuosa. Anche questa è un’opera molto letteraria che nasce dalla mescolanza di due storie: quella classica di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont e quella di Angela Carter, versione che ho molto amato, oltre al fatto che apprezzo molto l’autrice: un suo testo teatrale è stato fonte d’ispirazione per la mia prima graphic novel.