L’amore è probabilmente uno dei temi più classici di sempre. Non esiste una forma d’arte che non abbia mai trattato almeno una volta questo sentimento così particolare e complesso, dai primi poeti del Duecento alla moderna narrativa, dalle classiche ballate rock alle canzoni pop più recenti. Innumerevoli romanzi hanno parlato e parlano tutt’oggi di amore: amore come fuoco, come passione incontrollabile, amore come follia, come magia incomprensibile.
E proprio per il fatto che moltissimi autori hanno fatto di questo tema il centro dei loro racconti, è molto difficile trovare, in epoca contemporanea, un romanzo originale e rivoluzionario, che si occupi di questa materia così antica e conosciuta, senza risultare banale e già visto.
E proprio questo è il caso di Written on the body (Scritto sul corpo), romanzo del 1992 che stravolge completamente l’idea dell’amore e la sua espressione, che smonta le convinzioni più banali nonché l’idea stessa del romanzo e della sua composizione, che regala emozioni concrete tramite un flusso di pensieri ininterrotto.
La storia è quella di un amore adultero che si consuma tra chi ci narra la storia e Louise, una donna sposata, che viene presentata mano a mano che il racconto va avanti, tramite piccole descrizioni fugaci, parole dette da lei stessa, vecchi luoghi comuni romantici (la pelle bianca come il latte, i capelli rossi fiammanti).
«If I were painting Louise I’d paint her hair as a swarm of butterflies. A million Red Admirals in a halo of movement and light.»
(Se dovessi dipingere Louise. dipingerei i suoi capelli come uno sciame di farfalle. Un milione di farfalle rosse in un alone di movimento e luce.)
Il romanzo risulta poco chiaro fin dall’inizio. Non si sa chi sia a raccontare la storia, il narratore è completamente sconosciuto; della sua vita non verrà mai detto niente di specifico, né il nome né –tantomeno- il sesso.
Infatti, uno dei caratteri specifici di quest’opera di Jeanette Winterson è lo stravolgimento della classica favola tra un uomo e una donna: il mistero riguardo l’identità del narratore riesce a mantenere vivo l’interesse del lettore, che cerca di rintracciare anche il più piccolo indizio tra le righe scritte, tutto pur di capire se l’amante di Louise sia un uomo o una donna.
Eppure non sarà mai rivelato, nemmeno con la conclusione del romanzo, proprio per l’intenzione da parte dell’autrice di smontare completamente le classiche convinzioni di genere, di far crollare quei muri ideologici così alti che differenziamo il sesso maschile da quello femminile.
Credits: booktopia.com.au
Tra tutti i pensieri scollegati, compaiono molto spesso descrizioni del corpo di Louise, sia superficiali che più specifiche: mentre esce dall’acqua, nei suoi momenti più intimi e personali.
Circa a metà del romanzo comincia, poi, un tipo di narrazione completamente nuova, quella scientifica e specifica, caratterizzata da metafore originali sul corpo umano: poco prima che inizi questa parte, si è infatti informati che Louise è malata di leucemia. Da qui, l’intento del suo amante sarà raccogliere più informazioni possibili sulla malattia, cercando fra libri ed enciclopedie, nella disperata ricerca di comprensione.
«Will you let me crawl inside you, stand guard over you, trap them as they come to you? Why can’t I dam their blind tide that filthies your blood? Why are there no lock gates on the portal vein? The inside of your body is innocent.»
(Mi lascerai strisciare dentro di te, farti da guardia, intrappolarle [le cellule malate] mentre arrivano? Perché non posso sbarrare il loro cieco flusso che sporca il tuo sangue? Perché non ci sono cancelli a sbarrare l’ingresso delle vene? L’interno del tuo corpo è innocente.)
Quello che viene proposto al lettore è un gioco creativo decisamente originale: non possiamo nemmeno essere sicuri che questo libro appartenga al genere letterario sopra citato, vista la sua mancanza di linearità, la presenza di frasi completamente scollegate, liriche, che costituiscono una serie di pensieri messi in fila uno dopo l’altro, quasi come in un flusso di coscienza.
Ecco un altro punto di svolta di questo libro: il suo non appartenere ad un genere preciso, il rompere gli schemi e la tradizione, inserendo elementi così sconosciuti e atipici da proporre al pubblico qualcosa di completamente nuovo. Tanto che nelle prime pagine, la Winterson non fa altro che sciorinare una serie di cliché tipici della narrazione amorosa, elencandoli nella sua banalità e sgretolandoli uno ad uno.
«Love demands expression. It will not stay still, stay silent, be good, be modest, bee seen and not heard, no. It will break out in tongues of praise, the high note that smashes the glass and spills the liquid. It is no conservationist love. It is a big game hunter and you are the game. How can you stick at a game when the rules keep changing? I shall call myself Alice and play croquet with the flamingoes. In Wonderland everyone cheats and love is Wonderland isn’t it? Love makes the world go round. Love is blind. All you need is love. Nobody ever died of a broken heart. You’ll get over it.»
(L’amore richiede espressione. Non rimarrà fermo, in silenzio, non sarà buono, modesto, non sarà visto e non sentito, no. Irromperà in canti di lode, la nota più alta che rompe il bicchiere e fa versare il liquido. Non è un conservatore, l’amore. È un grande cacciatore e noi siamo la preda del suo gioco. Come puoi continuare a giocare se le regole cambiano in continuazione? Mi chiamerò Alice e giocherò a croquet con i fenicotteri. Nel paese delle meraviglie tutti imbrogliano e l’amore è un po’ come il paese delle meraviglie, non è vero? L’amore fa girare il mondo. L’amore è cieco. Tutto ciò di cui hai bisogno è amore. Nessuno è mai morto per un cuore spezzato. Lo supererai.)
Sono parecchie, dunque, le caratteristiche che rendono quest’opera qualcosa di unico nel suo genere, che fanno venir voglia di leggerla tutta d’un fiato, fino ad innamorarsene: le sue parole intense, il mistero sull’identità del protagonista (o della protagonista) che, nonostante il suo «essere senza volto» riesce a catturare nel suo vortice di pensieri chiunque si appresti a leggere le sue parole, spingendo ad immedesimarsi nella sua persona, maschile o femminile che sia, e a vivere insieme questo amore così intenso e profondo.
«To lose someone you love is to alter your life forever. You don’t get over it because ‘it’ is the person you loved. The pain stops, there are new people, but the gap never closes. How could it? The particularness of someone who mattered enough to grieve over is not made anodyne by death. This hole in my heart is in the shape of you and no one else can fit it. Why would I want them to?»
(Perdere qualcuno che ami ti sconvolge la vita per sempre. Non riesci a superarlo, perché si tratta della persona che amavi. Il dolore si ferma, ci sono nuove persone, ma quella distanza non si chiuderà mai. Come potrebbe? La peculiarità di qualcuno che significava così tanto da essere rimpianto non è anestetizzata dalla morte. Questo buco nel mio cuore ha la tua forma e nessun altro può riempirlo. Perché dovrei volere che qualcuno lo riempisse?)