Recensione: Patrick Deville, Equatoria

equatoria-325x487Ce ne fossero di più di libri così! Equatoria di Patrick Deville – pubblicato in Italia nel 2013 da Galaad Edizioni nella traduzione di Roberto Ferrucci – è un romanzo in grado di ridare importanza a fatti ormai divenuti marginali in questo nostro presente capace di relegare nell’ombra molto di ciò che è bello, colto e ben scritto.

Diamante grezzo della narrativa itinerante, Equatoria affonda il suo sguardo nel cuore dell’Africa centrale, in quell’immensa distesa di foreste che rincorre la linea dell’Equatore per migliaia di chilometri tra l’Atlantico e il Pacifico, in quel punto verde del globo dove hanno campeggiato esploratori, mercanti, capitani, artisti e leader politici.

Con uno stile estremamente affascinante, Equatoria si presenta come un composito mosaico di storie diverse, di vite diverse. Mosaico, costruito tessera dopo tessera dall’autore francese nel corso del suo lungo viaggio nel continente africano. È questo il modo in cui, Patrick Deville, armato di un taccuino e di un’insaziabile curiosità, unendo la rievocazione di vicende umane straordinarie e diario personale, arriva a questa originale forma di romanzo.

La penna dell’avventuroso Patrick Deville ripercorre le terre inesplorate di São Tomé, Zanzibar, Congo, Angola e Gabon tra la metà dell’Ottocento e il Novecento, seguendo le orme di celebri esploratori come Pierre de Brazza, Jules Verne, David Livingston e Henry Morton Stanley; crudeli mercanti di schiavi come il sultano arabo Tippu Trip; grandi capitani con in serbo opere grandiose come Joseph Conrad; artisti brillanti quali furono Luis Ferdinand Céline e Albert Schweitzer; ed infine eroi nazionali come Agostinho Neto ed Ernesto Che Guevara. Come ben si vede da questa rapida campionatura, le traiettorie dei personaggi incrociano momenti storici di capitale importanza per il continente africano, eventi di cui non si parla abbastanza nei nostri manuali di storia. In questo viaggio dalla A di Algeria, dove Pierre de Brazza trova sepoltura, alla Z di Zanzibar, tappa conclusiva del viaggio di Deville, emerge, oltre all’immagine dell’Africa colonizzata, miseramente fatta a pezzi con il righello dalle potenze europee, anche quella novecentesca di un continente stravolto dall’ideologia marxista.

Quanto all’autore, Deville – nato a Saint-Brévin nel 1957 – iniziò a viaggiare negli anni Ottanta, prima nel Medio Oriente e poi nel cuore dell’Africa. Negli anni Novanta visse per un lungo periodo a Cuba, dove assistette in prima persona alla caduta del castrismo, mentre più tardi si stabilì in Uruguay e visitò l’America Centrale. Attualmente vive in Francia dove è diventato il direttore della fondazione letteraria MEET (Maison des Écrivains Étrangers et des Traducteurs). Equatoria (2009) è il secondo volume di una trilogia che comprende i romanzi Pura Vida (2004) e Kampuchéa (2011). Con Peste & Choléra (2012) si è aggiudicato il Prix du roman Fnac, il Prix Femina ed è stato finalista del Prix Goncourt. I suoi romanzi sono oggi tradotti in dodici lingue, ma in Italia sono stati pubblicati, purtroppo, pochissimi titoli. Il mio invito è quello di iniziare a leggere un autore geniale come Patrick Deville, così da aiutarlo a scrollarsi di dosso la polvere di quello scantinato in cui l’hanno relegato i giganti dell’editoria interessati più alle vendite che alla sana cultura.

Informazioni su Elisa Maruzzo

Ho 22 anni, mi sono laureata in Lettere l'anno scorso e frequento ora il corso di laurea magistrale in Filologia Moderna. Spesso e volentieri metto a tacere la mia ansia da studio con brevi viaggi o gite fuori porta. Amo i film strappalacrime, le foto in bianco e nero, la musica malinconica e i romanzi intimisti. Se state pensando che io sia melodrammatica, non vi sbagliate. Lo sono, ma non ditemelo: mi imbarazzo facilmente.

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