Golconda di Magritte: la realtà al di là della realtà.

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«L’arte –così la definisce Magritte- è ciò che evoca il mistero senza il quale il mondo non esisterebbe»: questo è il senso di tutta l’enigmatica produzione del pittore belga.
Renè Magritte, nato a Lessines (Belgio) nel 1989, si avvicinò presto al mondo dell’arte e all’età di vent’anni si iscrisse all’Accademia di Bruxelles, accostandosi in un primo momento alla nuova corrente futurista. Poi, grazie all’influsso della Metafisica (corrente artistica che tenta di rappresentare ciò che è oltre l’apparenza fisica della realtà e quindi ciò che è oltre l’esperienza dei sensi) diventerà uno dei principali esponenti della cultura surrealista. Infatti, la base comune a tutte le manifestazioni surrealiste è la critica radicale alla razionalità che non permette la libera espressione dell’inconscio e il raggiungimento della conoscenza della sur-realtà che è oltre la materialità.
Il surrealismo di Magritte è molto diverso dal surrealismo onirico di Dalì in quanto si rivela più attinente alla realtà. Lo scopo di Magritte era la ricerca di quel senso e di quel mistero che a suo parere permeano l’universo e che l’uomo non riesce a cogliere in quanto limitato e rinchiuso nelle convenzioni sociali che lui stesso si è imposto .
In ogni quadro sembra che l’artista si diverta a mettere in dubbio ogni nostra convinzione tramite una continua provocazione: ogni aspetto della realtà che percepiamo attraverso il senso della vista non è più certo; ogni proporzione, ogni spazialità, ogni rapporto che sussiste tra idea e oggetto o tra gli oggetti stessi è messo in discussione tramite accostamenti inconsueti e deformazioni irreali.
Una delle opere più rappresentative del pittore belga è Golconda (1953), dipinto nel quale una serie di figure maschili, abbigliate con cappotto e bombetta neri, camicia bianca e cravatta, sembrano scendere da un cielo estremamente nitido impersonando il ruolo delle gocce di pioggia. Come lo stesso Magritte affermava, il vedere messe in discussione le nostre convinzioni e le nostre percezioni sensoriali crea in noi un momento di panico, indispensabile per l’intuizione dell’esistenza di una realtà più profonda, al di là della tangibilità. In quest’opera, per esempio, molti aspetti possono creare turbamento: non sappiamo se effettivamente le figure scendano dal cielo, se salgano in una sorta di ascesi o se più semplicemente volino sospese in un mondo nel quale vengono eliminate tutte le tradizionali concezioni riguardanti il peso e la corporeità. Le case sullo sfondo, infatti, sembrano quasi bidimensionali, la tridimensionalità è resa solamente dalle diverse dimensioni delle figure. Infine, estremamente emblematiche sono le figure stesse, completamente identiche tra loro se non per la grandezza e per la direzione verso cui è rivolto il loro sguardo. Magritte dichiara che l’uomo con bombetta, tema tipico dei suoi quadri, è l’emblema dell’uomo ordinario, nel quale lui stesso si identifica. La frequente ripresa di questo motivo può essere considerata come una sorta di denuncia all’omologazione degli uomini nella società, la quale non salva però l’uomo dal bisogno di ricercare quel senso, posto alla base di ogni cosa, che Magritte stesso continua ad indagare.
Altro aspetto estremamente curioso è il titolo: Golconda infatti era un’antica città molto ricca dell’India, descritta dal pittore come una specie di miracolo, in quanto considerata un modello utopico di organizzazione sociale (e “idealizzata” dagli europei nei secoli passati per la ricchezza dei suoi giacimenti di diamanti). E ricercando dunque il sottile collegamento tra il titolo e l’opera, Magritte stesso dichiara come sia un miracolo «poter camminare attraverso il cielo sulla terra», riprendendo l’azione irreale del quadro.
Premettendo il fatto che la lettura delle opere di Magritte è estremamente soggettiva e nonostante il pittore utilizzi un linguaggio a volte molto sintetico ed infantile, dietro ogni opera può essere colto un pensiero filosofico e poetico profondo e raffinato. E forse i i suoi interrogativi, la sua insistente ricerca, la sua convinzione dell’esistenza di una realtà metafisica e la lettura stessa dei suoi quadri possono essere spunto di interessanti riflessioni o dibattiti in grado di smuovere le nostre rigorose convinzioni.

Informazioni su Dalila Taldo

Ho 19 anni e studio Storia e tutela dei beni artistici e musicali presso l'Università di Padova. Sono sempre stata affascinata da ogni forma di espressione artistica e per il blog Letteral-Mente mi occuperò in particolare delle arti figurative.

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