17 maggio: scendiamo in campo contro l’omofobia

Oggi, in tutto il mondo, si celebra la giornata contro l’omofobia; il 17 maggio del 1990, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità rimosse l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Venticinque anni dopo, questa giornata rappresenta un’ottima occasione per ricordare che l’amore non conosce limiti né generi e che ad ogni essere umano deve essere garantito il diritto di essere libero e di amare indipendentemente da ciò che alcuni ritengono “giusto” o “naturale”.
È la giornata adatta anche per non dimenticare tutte le vittime dell’odio omofobo degli ultimi anni, ragazzi e ragazze perseguitati semplicemente per aver avuto il coraggio di uscire allo scoperto, di spogliarsi degli abiti che la società voleva imporre loro e di indossarne altri, più colorati e vivi, che li rappresentano e li valorizzano, per vivere una vita migliore, libera dalla paura; persone innocenti, schiacciate dalla pesantezza di un’ignoranza che, purtroppo, ci trasciniamo ancora dietro.
Il 22 maggio in Irlanda si terrà il referendum per le unioni civili, che decreterà se, finalmente, il diritto al matrimonio potrà essere celebrato senza distinzioni di sesso; in occasione di questa data, che potrebbe essere storica per la comunità LGBT, l’artista Joe Caslin ha realizzato un bel murales in una delle zone più trafficate di Dublino, mentre una fotografa irlandese, Debbie Hickey, ha deciso di servirsi dei personaggi dei Lego per immortalare manifesti a favore del sì.

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In Italia il cammino verso il riconoscimento dei pari diritti è ancora decisamente molto lungo e travagliato. Come mostra il report di Arcigay sul bullismo omofobico nelle scuole superiori, nel 2014 in Friuli Venezia Giulia «più del 43% degli studenti ha assistito ad atti di bullismo omofobico, oltre il 30% dichiara di aver subito aggressioni omofobe verbali o comportamentali, più del 10% dichiara di aver compiuto atti omofobi».
Per questo è molto apprezzabile il gesto del Ministero dell’Istruzione che, con una circolare inviata a tutte le scule italiane, ha affermato «Nello svolgere tale prezioso lavoro ogni giorno, le scuole educano al contrasto dell’omofobia e di ogni altra forma di discriminazione. Solo con l’educazione si superano i pregiudizi e gli stereotipi ancora presenti nella nostra società, in tal senso la scuola deve fornire gli strumenti, le metodologie e deve attivare tutte le necessarie pratiche per interventi di prevenzione». Speriamo che il messaggio venga colto.

Secondo la classifica Ilga (International Gay Lesbian Association), poi, per quanto riguarda i diritti civili il nostro paese è al 34esimo posto sui 49 stati europei considerati.
Ma, tra le nuvole, si riesce a vedere qualche spiraglio di sole: giusto qualche giorno fa c’è stata una commovente richiesta di matrimonio di un uomo ad un altro uomo ad Italia’s Got Talent, un scena decisamente inconsueta per la televisione italiana, pienamente incoraggiata e sostenuta dai quattro giudici del programma.

Un’ iniziativa studiata ad hoc per il 17 maggio ha come centro la città di Bologna, in cui il circolo Eagle Nest-RED ha deciso di lanciare la campagna “Gay, lesbica, trans: 100% umani – le etichette lasciamole ai vestiti“: in giro per la città sono esposti dei manifesti che promuovono la lotta contro l’omo-transfobia, e chiunque vi passi di fianco è invitato ad inviare un suo selfie con i cartelloni alle spalle e inviarlo a direzione@redbologna.it, che lo pubblicherà su Facebook, per dimostrare al mondo che l’amore non giudica.

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E oggi, in moltissime città italiane, si leveranno i cuori delle Piazzate d’Amore, il flashmob promosso da Arcigay che sostiene la battaglia per il matrimonio egualitario. #‎LoStessoSi è l’hashtag che sui social media sta caratterizzando questa mobilitazione, a cui hanno partecipato molti volti noti dello spettacolo.

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Anche la musica, da tempo, ha cominciato a schierarsi dalla parte di chi urla a gran voce «love is equal», contribuendo a sgretolare, nota dopo nota, i pregiudizi. Same Love di Macklemore e Ryan Lewis è l’inno perfetto di questa giornata, una canzone che ci ricorda che dovremmo progredire invece che regredire, che invita a mettere da parte stereotipi e convinzioni religiose, che incita a prendere coraggio e ad essere se stessi. Il pezzo è stato il protagonista assoluto della cinquantaseiesima edizione dei Grammy Awards del 2014, con una performance commovente durante la quale Queen Latifah ha officiato il matrimonio di ben trentatré coppie eterosessuali e omosessuali, indifferentemente, tra la commozione degli sposi e i fragorosi applausi del pubblico che è esploso durante il finale, quando sul palco è salita anche Madonna a chiudere, con la sua canzone Open your heart to me, le promesse degli innamorati. Un evento unico e d’impatto che ha mandato un messaggio importantissimo a tutto il mondo: quando si parla di amore, non esistono né regole né limiti e, soprattutto, siamo tutti uguali e meritiamo tutti gli stessi identici diritti.

Ha collaborato Elena Ferrato

Informazioni su Laura Ferla

Ho 20 anni, studio lettere moderne e sono molto appassionata di lettura e televisione. In questo blog mi occuperò delle serie televisive, il mio passatempo preferito.

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